domenica 1 luglio 2012

i film 40 - Arriva Sabata! / Los bandidos del ford


1970 Arriva Sabata! (Los bandidos del ford / Reza por tu alma... y muere)
di Tullio Demicheli con Peter Lee Lawrence, Anthony Steffen, Eduardo Fajardo, Alfredo Mayo, Alfonso Rojas, Rossana Rovere, Tito Garcia, Cris Huerta

Pellicola interessante e poco conosciuta, anche perché per molti anni praticamente irreperibile. Dopo Garringo di due anni prima, è il secondo film che mette insieme i due volti più noti della "serie B" del western all’italiana: Anthony Steffen, che con i suoi 24 titoli può probabilmente essere considerato l’attore protagonista più utilizzato del genere, e Peter Lee Lawrence, che si difende altrettanto bene con i suoi 16 titoli (più il cameo d’esordio in "Per qualche dollaro in più": l’uomo ucciso da l'Indio nel flashback).

Buon esempio di come la proposta delle produzioni di seconda fila del nostro western fosse più varia di quanto in genere non si dica e non si creda. Anche per colpa dei produttori e distributori che non trovavano di meglio che appiccicare ai film il soliti titoli truffaldini e fuorvianti. In questo caso Sabata sarebbe il personaggio di Steffen, ma è evidentemente un richiamo posticcio, perché personaggio (che infatti in origine era un anonimo John) e film non c’entrano assolutamente nulla con il noto dittico interpretato da Lee Van Cleef. 


Come invece è intuibile da uno dei titoli spagnoli, "Los bandidos del Ford", dovuto al fatto che per gran parte del film i tre protagonisti si spostano per il west su un'automobile, è il curioso e raro esempio di un western all’italiana fortemente influenzato dal clima revisionista dell'allora nascente New Hollywood. La caratterizzazione dei personaggi e il tono scanzonato che vira nel drammatico sono chiaramente ispirati a "Butch Cassidy", ma c’è anche una forte influenza di un titolo essenziale di quegli anni come "Gangster Story" di Arthur Penn, tanto che a larghi sprazzi il film assomiglia più ad un film sui gangster degli anni 30 che ad un western, con tanto di anacronistico e a tratti un po' fastidioso motivetto jazz nella colonna sonora. Evidente anche l’influenza de "Il mucchio selvaggio", citato a più riprese. Non solo il film si apre e chiude allo stesso modo del film di Peckinpah - rapina in banca e massacro finale in un'aia messicana - ma vede anche la presenza "crepuscolare" di automobili, fucili a pompa e pistole automatiche.


Va da sé che i riferimenti ai film americani restano ad un livello superficiale e puramente estetico. Di base è il classico western picaresco all’italiana, con tre compari che compiono una rapina, scappano con il bottino, gliene capitano di tutti i colori e alla fine tentano di fregarsi a vicenda. Steffen e soprattutto Lawrence se la cavano bene interpretando due personaggi sornioni modellati su quelli di Paul Newman e Robert Redford in "Butch Cassidy", Fajardo gigioneggia nella parte di Mangusta, il classico messicano straccione e volpesco alla Tuco. La regia di Demicheli è professionalmente anonima, ottima nelle scene d’azione, anche grazie ha un gran lavoro dei cascatori, più spenta nelle sequenze di raccordo e dialogo. Delle novità stilistiche portate dai colleghi americani riprende solo da "Gangster Story" l’idea di raccontare le rapine con i toni delle ballate. 


Ma proprio nella sua svagata ripresa di elementi "alti", che vengono mescolati e poi apparecchiati secondo un’estetica "bassa" da film di genere senza tante ambizioni, la pellicola trova una sua efficacia. Imbevuto del totale cinismo degli spaghetti western, privo del lato più o meno disperato dei modelli americani, il film è un'operina scattante e priva di morale, dove anche il finale drammatico e funereo ha più del ghignante che non di amaramente crepuscolare. È anche uno dei finali più bruschi e repentini della storia degli spaghetti western, in questo sicuramente degno della tradizione del cinema americano di quegli anni.

2 commenti:

  1. In effetti sembra essere un film davvero raro, visto che anche Giusti nel suo dizionario ammette di saperne poco.

    Interessanti anche i riferimenti alla "New Hollywood" e a film come "Butch Cassidy", anche se Steffen al posto di Newman e Redford non deve fare lo stesso effetto...

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  2. In realtà quello che fa il brillante è Peter Lee Lawrence, che se la cava davvero bene, era davvero un buon attore poveretto. In fondo il personaggio di Steffen è un tipo compassato, quindi non dovendo fare né facce minacciose né prodigarsi in smorfie comiche (a quelle ci pensa anche troppo Fajardo) se la cava.

    Purtroppo l'ottima versione spagnola che avevo beccato tempo addietro su Youtube non c'è più. Adesso gira solo una terribile versione portoghese, "Viva Sabata", da cui non sono riuscito nemmeno a trarre dei fotogrammi decenti.

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