giovedì 5 gennaio 2012

i registi 1 - Budd Boetticher

BUDD BOETTICHER
Il poeta dei B-Movie

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Ovvero quando la produzione seriale hollywoodiana non aveva il terrore di sembrare intelligente e quando capitava andava volentieri a spasso con l'arte.
 
La vita di Oscar Boetticher Junior (classe 1916) cambia durante un viaggio in Messico, dove perde la testa per la corrida, una passione sfrenata a cui sacrificherà matrimoni, salute e carriera (e diciamo pure "contento lui..."). In breve Boetticher baratta un' agiata vita da sportivone da college in America con un'esistenza da bohème in Messico. Ma è grazie a quella sua insana passione che un giorno entra nel cinema, come consulente tecnico di "Sangue e arena". Diventato regista, per tutti gli anni 40 dirigerà una serie di anonimi filmetti a bassissimo costo. E' solo negli anni 50 che la sua carriera ha una svolta. Neanche a dirlo l'occasione si presenta con un film sulla corrida, "L'Amante del torero", il cui soggetto è basato in parte sui suoi burrascosi trascorsi messicani. Il film è manomesso dai produttori, ma per Boetticher (che da qui in poi inizia a firmarsi come Budd Boetticher) è il lasciapassare per un cinema meno misero e soprattutto per il genere che lo renderà quasi famoso: dei venti film che dirigerà negli anni 50 tredici saranno dei western.

(Per completezza: oltre ai western girerà due notevoli gangster - "L'assassino è perduto" e "Jack Diamond gangster", il secondo da molti considerato il suo capolavoro - due mosci film d'avventure subacquee - "La città sommersa" e "Ad est di Sumatra" - un film bellico - "L'autocolonna rossa"- e, ovviamente, due film sui toreri - "L'amante del torero" e "Il grande matador".)

I suoi primi tre western chi li ha visti è bravo.

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1951 L'Ultimo fuorilegge (The Cimarron Kid)
di Budd Boetticher. Con Audie Murphy, Beverly Tyler

Dovrebbe essere il tipico western con Audie Murphy, nei panni per lui consueti del giovane pistolero irregolare che vive sul filo della legge. "Tratto da un racconto di Louis Stevens, [...] è il suo 1° western. Di normale amministrazione sino alla mediocrità, con una buona interpretazione di A. Murphy (Morandini)".

1952 Bronco Buster (inedito in Italia) 
di Budd Boetticher. Con John Lund, Scott Brady, Joyce Holden

Western (moderno?) inedito in Italia. Potrebbe essere interessante: racconterebbe la vita dei cowboy da rodeo specializzati nel cavalcare tori (vedi caso..), con uno stile semplice, realistico e anti-spettacolare. Quasi sicuramente più simpatico dei suoi film sulla corrida.

1953 Le Ali del falco (Wings of the Hawk) 
di Budd Boetticher. Con Abbe Lane, Van Heflin, Julie Adams, Antonio Moreno

Il suo unico western rivoluzionario. Un cercatore d'oro americano si trova coinvolto suo malgrado nella rivoluzione che sconvolge il Messico. "Uno dei 5 film che Boetticher diresse nel 1953. Un po' troppi anche per un regista bravo e svelto come lui. La confusione messicana è descritta con sagacia. Heflin piuttosto impacciato. Girato in 3D. (Morandini)"

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1953 Dan il terribile (Horizons West)
di Budd Boetticher.Con Rock Hudson, Robert Ryan, Julie Adams

Come il successivo, un film con protagonista Rock Hudson. La presenza della star significava per Boetticher un budget decisamente superiore ai suoi soliti e la possibilità di concedersi qualche ambizione psicologica, ma lo costringeva anche a toni lugubri e un po' melodrammatici per lui insoliti. Comunque realizzò due pellicole "gemelle" interessanti e affascinati. Due fratelli tornati dalla guerra imboccano strade opposte: uno diventa fuorilegge (Ryan ovviamente), l'altro un onesto cittadino (Hudson ancora più ovviamente). Inevitabile lo scontro.

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1953 Seminole
di Budd Boetticher. Con Rock Hudson, Anthony Quinn, Barbara Hale

Altra storia di fratellanza divisa dal destino. In questo caso sono di scena un ufficiale (Hudson) e il capo dei Seminole Osceola (Quinn), amici d'infanzia che si trovano a doversi fare la guerra. Western filo-indiano, antimilitarista, triste e pessimista, di grande fascino. Tradimenti e guerriglia sullo sfondo delle splendide paludi della Louisiana. Giustamente spesso citate le sequenze della fallimentare spedizione punitiva nella palude, con i soldati sfiancati dalla guerriglia che affondano letteralmente nella palude sotto il peso delle loro armi..

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1954 Il Traditore di Forte Alamo (The man from the Alamo) 
di Budd Boetticher. Con Glenn Ford, Julie Adams, Chill Wills

Altro gran bel film. Ingiustamente accusato di aver abbandonato i propri compagni a Alamo, un uomo dimostra la stoffa di cui è fatto vendicando la strage della sua famiglia e salvando da solo una carovana di sole donne dall'attacco dei banditi. Prima dell'incontro fondamentale con lo sceneggiatore Burt Kennedy, Boetticher dimostra già di avere le idee chiare sul tipo di western che vuole fare: niente psicologia, romanticismo o epica. Solo uomini che si battono per la vita e il loro personale codice morale. Lo stile è già quello secchissimo e senza fronzoli degli imminenti capolavori con Randolph Scott.

Il "ciclo Ranown"

Nel 1956 Boetticher stipula un accordo con il produttore Harry Joe Brown e l'attore Randolph Scott per produrre sette film che divennero poi noti come il "ciclo Ranown" (dal nome della piccola casa di produzione). Oltre che con il suo attore feticcio l'incontro fondamentale sarà quello con lo sceneggiatore Burt Kennedy (poi futuro regista specializzato in western comici), che sceneggerà cinque di quei sette film.

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1956 I Sette assassini (Seven Men from Now) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Gail Russell, Lee Marvin, Walter Reed, John Larch

Un ex-sceriffo cerca i sette rapinatori che durante una rapina gli hanno ucciso la moglie. Basterebbe la strepitosa scena iniziale in cui Scott fredda i primi due, per capirlo: trattasi di un western praticamente perfetto. Un bosco, sabbia, rocce, un fiumiciattolo, qualche indiano, una strada cittadina e qualche comparsa: a Boetticher e Kennedy non serve altro per dare vita al loro west. "Assenza di introspezione psicologica, di folclore, di motivazioni storiche o sociali. Contano soltanto i fatti e l'ossessione della vendetta (Morandini)." E come negli altri film, c'è il contrasto tra la violenza tragica dettata dalla vendetta e quella cieca dettata dalla cupidigia. Resa dei conti finale da leccarsi i baffi. Nemesi di un sofferto Scott, c'è un minaccioso e strepitoso Lee Marvin.

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1957 I Tre banditi (The Tall T) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Maureen O'Sullivan, Richard Boone

Scott stavolta è un cowboy come tanti, che pensa ai fatti suoi. Ma quando si vede preso in ostaggio insieme ad una donna da tre spietatissimi banditi deve ingegnarsi per eliminarli uno ad uno, sia per salvarsi sia per vendicare la morte di alcuni amici. Western essenzialmente di dialoghi, ma tesissimo e particolarmente violento (c'è di mezzo anche l'assassinio di un bambino). Tratto da un racconto di Elmore Leonard è un altro film di impeccabile sobrietà e bellezza, costruito con pochi elementi e pochi personaggi, modellati con magistrale essenzialità. A fianco di un lupesco Richard Boone nella parte del capo dei cattivi, un giovanissimo Henry Silva che fa già il pistolero glaciale.

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1957 Decisione al tramonto (Decision at Sundown) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Noah Beery jr, John Carroll, Valerie French

Un film triste, pessimista, complesso, il più insolito del ciclo, il primo non sceneggiato da Kennedy. Tutto ambientato in una stalla e in un saloon, ribalta la situazione di "Mezzogiorno di fuoco": è il protagonista in cerca di vendetta che irrompe nella cittadina e rovina il matrimonio dell'avversario. Ma stavolta la cittadinanza è tutt'altro che passiva. Il personaggio di Scott non ha le idee molte chiare, il cattivo non è poi così cattivo e il finale spiazza le aspettative, soprattutto degli spettatori. Niente scontri etici o civili, ma solo conflitti umani e psicologici, dove nessuno rappresenta il Bene o il Male. A dispetto del titolo italiano Tramonto è il nome della cittadina (Sundown).

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1958 Il Cavaliere solitario (Buchanan Rides Alone) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Jennifer Holden

Un cavaliere solitario arriva in una paesino ai confini col Messico e mette uno contro l'altro i due clan rivali che la dominano. Ricorda qualcosa la trama? Un altro western urbano, ma più spensierato e tradizionale, con tanto di protagonista raddrizza-torti a tempo perso, ripreso da una serie di romanzi pulp dell'epoca (limitato quindi l'apporto di Kennedy, nemmeno accreditato). Non c'è l'aria tragica dei film precedenti, anzi la prima parte brillante mette forse in evidenza il debito di Boetticher nei confronti del cinema di Hawks. Nella seconda, la migliore, ci sono delle belle scene violente imperniate sull'avidità umana, più tipiche per Boetticher. Colorato e divertente, autori e attori non sembrano prendersi troppo sul serio, ma senza perdere l'affiatamento e lo stile ormai collaudati.

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1958 L'Oro della California (Westbound) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Virginia Mayo, Michael Dante

"[...]Probabilmente uno tra i meno riusciti. Anche perché manca il loro sceneggiatore abituale Burt Kennedy e la cosa si sente. La sceneggiatura è, non a caso, il vero punto debole del film: artificiosa, contorta e appesantita da un paio di inutili storie d’amore. Inoltre non parla di vendetta, come i precedenti, e anche se il cowboy interpretato da Scott è comunque sempre l’incarnazione di una giustizia superiore è un po' troppo morbido e bonaccione (in un paio di casi fa anche la figura del coglione, poi per fortuna si riscatta nel gran finale). Boetticher salva il tutto con la sua regia veloce ed essenziale (il film dura poco più di un’ora), asciutta e senza fronzoli, secca e violenta e Scott con la sua maschera quasi stilizzata di eroe western e la recitazione sotto le righe e sottilmente ironica, purtroppo al tempo assolutamente sottovalutata. La valorizzerà appieno qualche anno dopo Sam Peckinpah con il suo primo grande capolavoro, Sfida nell’Alta Sierra. Scena migliore l’assalto alla diligenza (una delle poche in esterni, Boetticher girava sempre con budget ridottissimi e non sempre se le poteva permettere), con annessa strage di donne e bambini: sembra quasi diretta da Walter Hill. (Mauro Mihich)"

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1959 L'Albero della vendetta (Ride Lonesome) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, James Coburn, Lee Van Cleef, Karen Steele

Per Scott ancora un personaggio spinto dal desiderio di vendetta. L'albero del titolo è la meta e il teatro della resa dei conti finale di questo ennesimo ed affascinante western del trio Boetticher, Kennedy, Scott. Immerso in paesaggi scabri e bellissimi è un film dove non mancano sparatorie e indiani cattivi, ma dove come sempre conta soprattutto il confronto psicologico tra il protagonista e i suoi avversari. Scontro che si combatte a viso aperto, tra battute di spirito e virili dichiarazioni d'intenti. Ennesimo western per palati fini, dove gli autori riconfermano una concisione e un' essenzialità incantevoli. Film d'esordio di James Coburn, ma c'è pure Lee Van Cleef... giusto per capire che sinfonia di facce viene suonata da Boetticher.

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1960 La Valle dei mohicani (Comanche Station) 
di Budd Boetticher. Con Randolph Scott, Nancy Gates, Claude Akins

Ultimo film e uno dei più belli del trio Boetticher, Kennedy, Scott. Il più poetico, il più scopertamente pessimista e malinconico, girato con uno stile ancora più prosciugato dei precedenti, esaltato dall'orizzontalità del Cinemascope. Indimenticabile la figura tragica del protagonista, che durante l'inutile ricerca della moglie rapita dagli indiani salva e si innamora invano della moglie di un altro, che in un finale disperato si rivelerà un rivale impossibile. Scott ha già la faccia triste e disillusa che lo renderà immortale due anni dopo in "Sfida sull'Alta Sierra" di Peckinpah. Sparatorie secchissime, personaggi che muoiono con il sorriso o una battuta sulle labbra, uso magistrale del cinemascope. Distillato di western puro al 200%.

Ultimi anni

Negli anni '60 Boetticher decide di mandare al diavolo la carriera e la sua vita cercando di girare un film sull'amico Carlos Arruza. Un celebre torero, manco a dirlo. Il documentario ("Arruza", che poi uscirà nel 1972) lo porterà al fallimento economico e umano, fino a spalancargli le porte della galera e persino del manicomio. Rinsavito, tornerà alla regia solo nel 1969, naturalmente con un western, ma ormai la sua carriera cinematografica era finita e il film rappresenterà il suo addio al cinema come regista.

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1971 A Time for Dying  
di Budd Boetticher Con Richard Lapp, Anne Randall, Robert Random, Victor Jory, Audie Murphy

Mai arrivato in Italia e visto da pochi anche in America. E' anche l'ultimo western di Audie Murphy (con cui Boetticher aveva girato proprio il suo primo western), la cui morte durante la postproduzione del film causò una serie di problemi legali che decretarono il fallimento commerciale del film e la sua invisibilità. Protagonista è un ingenuo pistolero, specie di Candido nel West, che viaggia nel West facendo vari incontri, tra cui alcuni personaggi leggendari, come Roy Bean e un attempato Jesse James (Audie Murphy). Western dal budget davvero troppo risicicato, crepuscolare più nelle intenzioni che nei risultati. L'unica cosa interessante è che pur impostato sui toni della commedia, si conclude con un finale che è un vero pugno in faccia agli spettatori, molto simile a quello de Il grande silenzio di Corbucci. Peccato che prima di arrivare a quel finale la storia giri a vuoto e i personaggi siano poco interessanti se non stucchevoli, simili a quelli dei western commedia che l'ex compare Burt Kennedy girava in quel periodo. Non quindi un canto del cigno, ma di sicuro un addio definitivo.

Budd Boetticher muore, se non proprio dimenticato, non troppo ricordato, nel novembre del 2001.

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