martedì 24 gennaio 2012

Anthony Mann 1 - Winchester '73

1950 WINCHESTER '73 di Anthony Mann. Con James Stewart, Rock Hudson, Shelley Winters, Stephen McNally, Dan Duryea.




Distillato di western purissimo, rilancio e revisione ad un tempo del Mito della Frontiera cinematografica, Winchester '73 è il leggendario esordio nel genere dell'immenso Anthony Mann. Dal primo, tesissimo segmento cittadino, in cui l'esplosione violenta è impedita dall'assenza delle armi, agli spettacolari, rutilanti assedi che lo costelleranno successivamente, è uno splendido viaggio a tappe in un West romantico e avventuroso, fra giovani soldati in difficoltà, indiani bellicosi, trafficanti d'armi, banditi e uomini onesti. Un film a suo modo poetico e straordinariamente vitale; ma, al contempo, con un che di stranamente triste, di languidamente malinconico. Quel protagonista infallibile e implacabile, ma che tradisce appena percettibili accenni di rassegnazione, di rimpianto - e Stewart è quasi commovente per come sa rendere delicatamente vivi questi sentimenti; quella vendetta che sembra compiersi, piú che per volontà personale, per azione di un Fato irriverente e spietato; quella storia di fratellanza e sangue dai connotati biblico-tragici che tinge di rosso l'intera vicenda: si cela soprattutto in questi tratti il lato oscuro - ma anche quello piú autoriale - del primo grande capolavoro manniano. E poi c'è il fucile. Il vero protagonista, inanimato e prezioso, del film: una presenza costante che, quasi mossa da una forza superna, passa di mano in mano suscitando di volta in volta invidie, avidità e morte. Forse un allegoria di quel Destino ineffabile di cui sopra; ma anche un giocattolo, in fondo, che smaschera il lato piú infantile dei personaggi duri e puri visti in decenni di western classico. Dal punto di vista del puro intrattenimento è un gioiello di ritmo, un campionario di magnifici personaggi - c'è tutto: l'amico fedele e affettuoso, lo sceriffo integerrimo, il marito codardo, la ragazza dal passato imprecisato in cerca del vero amore, l'ufficiale di cavalleria anziano e leale, il fuorilegge caciarone e quello torvo e pensieroso -, una lezione di regia classica e prosciugata - ma che premette già, in alcuni punti, alle future sperimentazioni su profondità di campo e gestione degli spazi. Il tutto in un bianco e nero da urlo di William Daniels. Insomma un classico imprescindibile, senza aggiungere altro.


Paolo D'Andrea

5 commenti:

  1. Capolavorissimo, come del resto quasi tutto quello girato da Mann nel genere.

    Se proprio vogliamo trovargli un difetto, diciamo che mi ha sempre convinto poco Shelley Winters nella parte della bella contesa che fa innamorare i personaggi. Grandissima attrice eh, ma "bella" non lo è proprio mai stata neanche da giovane.

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  2. Sempre nello stesso anno di "Winchester '73" (1950) Mann dirigeva altri due western, sempre in b/n: "Le furie" con Barbara Stanwyck e "Il passo del diavolo" con Robert Taylor. Entrambi sono poco conosciuti. Il primo non l’ho ancora visto, il secondo per me è un capolavoro al livello dei cinque con Jimmy Stewart...

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  3. Proprio a "Le furie" sarà dedicato il mio prossimo articolo.

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  4. Se per caso cerchi "Il passo del diavolo" dovrei averne ancora una vecchia registrazione televisiva (so che il film è piuttosto difficile da reperire), che posso allegare ai film che ti devo spedire... ;)

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  5. Tranquillo, i western di Mann per fortuna ce li ho tutti! Grazie mille comunque.

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